ASPETTANDO PULCINELLA
La prima volta di Pulcinella
Ideazione e testi Giuseppe Esposito Migliaccio
Regia Vanda Monaco Westerstahal con Giuseppe Esposito Migliaccio.
Pulcinella 1 e 2 Ovvero la colpa è sempre della scarpa
work in progress di e con Vanda Monaco Westerstahal e Marco Sgrosso
Ideazione e testi Vanda Monaco Westerstahal e Marco Sgrosso
Maschere Stefano Perocco di Meduna
Un “addetto ai lavori”, un operaio, sta seduto in scena, immobile. Siamo di fronte a un mondo Ikea: il nostro presente, il nostro futuro. Questo è quello che si presenta davanti a noi alla Soffitta, mercoledì 10 febbraio: “Pulcinella è una bastardo!” con Wanda Monaco Westersthal e Paolo Nikli, regia di Fabio Acca.
L'ultima cosa che ci aspetteremmo di trovare in un tale luogo, o meglio, un non-luogo, è Pulcinella. La maschera napoletana con in mano uno squalo peluche marchiato Ikea? La perplessità è più che lecita. Non siamo certo in un ambiente da Commedia dell'arte! Siamo spiazzati nel vedere la tradizionale maschera napoletana in un ambiente così moderno e asettico.
Pulcinella ci parla di verità e sincerità, prerogative necessarie all'arte dell'attore. Da quanto sembra siamo alla ricerca di autenticità. Un monologo sulla verità dell'azione scenica ci fa entrare nello spettacolo.
Ma ecco che siamo travolti dal rap di Mrs Elliot in versione pulcinelliana. Siamo di fronte alla “monnezza”! E' questa la contemporaneità? Rap, oscenità e coca?
Pulcinella ci sta dicendo che la verità è il nostro mondo: la società del 2010 che urla, ascolta musica assordante e si scanna.
Che strano questo Pulcinella: si atteggia ora da bulletto di periferia, ora da depresso cronico e, talvolta, anche da leghista come accade nella scena-monologo sull'immigrazione degli africani costretti ai lavori forzati per far crescere mandarini sani e belli.
Parolacce, oscenità e rabbia condiscono le parole di Pulcinella che sembra essere un vero e proprio bastardo; la nostra maschera è un po' conservatrice: non è abituata a vivere con immigrati di colore, a comunicare con i giovani sbandati. Tutto questo si deduce dai vari monologhi di Pulcinella nei quali egli si arrabbia, inveisce contro tutti, non comprendendo la società in cui si è trovato, forse, per caso.
Elenchi di malattie impronunciabili, una cerimonia da martirio degna del “Principe Costante”, una Sarah Kane-Patti Pravo in preda ai deliri di una “Psicosi delle 4 e 48”. Queste le scene più deliranti dello spettacolo. Un collage di opere teatrali note, riviste in chiave ironica, in cui Pulcinella è il protagonista.
Lo spettatore ne esce frastornato, ma anche divertito dall'ironia e dal clima trash che anima il tutto.
La scena scompare nel buio e il pubblico scoppia in un applauso fragoroso. Io, però, non posso ignorare una piccola voce dentro di me che si ripete di continuo: “abbiamo ucciso Pulcinella?”
Marta Franzoso
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