LOGOMACHIA: PROGETTO KINKALERI
Alcuni giorni sono migliori di altri.
Fantasmi da Romeo e Giulietta
“La diseducazione. Senza progresso. [...] E in questo paesaggio pieno di concatenata dolcezza e stagliato e netto di adolescenti vorrei non ci fossero attriti o resistenze troppo umane ma solo, integrali, le manifestazioni dell’amore, dell’odio, della violenza, della morte; vorrei essere chiaro fino in fondo e per farlo vorrei nascondere il soggetto, escludere ogni possibile interprete, o personaggio, eliminarlo alla vista per far apparire, con un lenzuolo che copre un corpo con due buchi per gli occhi, un fantasma. Un’attrazione sconvolgente nella cancellazione di identità, di soggetto, nella sua massima espressione di figura; è come separare i corpi dalle anime, tutto diventa essenziale, elementare, imbarazzante da trattare, una figura incredibile, da serie B. Un fantasma lo riconosci all’istante e con un fantasma puoi discutere di tutto subito senza bisogno di parole per spiegarsi, interrogarsi sui gusti o gli appetiti, potresti confessargli cose inimmaginabili. Un fantasma non va mai da uno psicanalista. E quella che vorrei è una lirica leggera. Da idioti.” [ note di regia di Kinkaleri. “Alcuni giorni sono migliori di altri”]
A cosa ci stiamo riferendo? Mi basta ricordare due corpi che rumoreggiano inutilmente sotto le lenzuola, mostrano le loro abilità atletiche, si esibiscono in scenette ridicole e ogni tanto si denudano. Qual è il senso? Portare in scene se stessi. Perché? Forse i due attori sono certi che le loro relazioni, basate su giochi di forza e violenza, siano materiale fertile a sufficienza per costruire, a partire da questo, una drammaturgia compiuta.
Allora credo che sia proprio questo l’anello mancante; i Kinkaleri, nello spettacolo “Alcuni giorni sono migliori di altri”, non ci hanno detto nulla di interessante, hanno messo in piedi un caos senza un progetto. Mi chiedo cosa volessero ottenere, forse una scena come contenitore di rabbie represse.
In qualità di pubblico ho provato una grande frustrazione e amarezza. E sempre in qualità di pubblico mi sono chiesta se questo basta al teatro. Qual è lo scarto che avviene affinché un pensiero possa trasformarsi in progetto? Tutti possiamo essere potenziali attori, registi, scenografi? Ma è davvero così? Proposte per chi richiede una voce.
Ilaria Palermo
Nessun commento:
Posta un commento