È BELLO VIVERE LIBERI!
Con Marta Cuscunà
Costruzione degli oggetti: di scena Belinda De Vito
Luci e Audio: Marco Rogante
Vincitore del premio Scenario di Ustica 2009
Teatro Itc San Lazzaro di Savena (Bologna)
Cinque burattini e un pupazzo, un progetto di teatro civile per un attore. Ecco come si presenta il lavoro di Marta Cuscunà “E’bello vivere liberi”, vincitore del premio Scenario Ustica 2009, in scena all’Itc San Lazzaro il 5 e il 6 febbraio. La giovanissima ideatrice e interprete friulana, con già all'attivo numerosi lavori e collaborazioni anche all'estero- la più importante quella con Joan Baixas, direttore del Teatro de la Claca di Barcellona- ci presenta un mix di codici e modalità teatrali. La vicenda, ispirata alla biografia di Ondina Peteani, giovane donna in prima linea nella lotta antifascista, deportata poi ad Auschwitz, diventa lo spunto per raccontare un pezzo di quel periodo di storia italiana, studiato superficialmente nei manuali di storia e incipriato di retorica, che è la Resistenza. Inevitabile, dunque, la scelta del teatro di narrazione, testimonianza e ricordo, originale e fortunata l'idea di introdurre burattini e pupazzi nel discorso teatrale. Il muro con impresso il volto di Mussolini, sullo sfondo dall'inizio dello spettacolo, diventa un teatrino per burattini partigiani dal fazzoletto rosso e mostri fascisti in camicia nera. Il vagone sulla destra si apre e diventa gabbia di metallo per un pupazzo dagli occhi sgranati, Ondina stessa, che, guidata dalle mani dell'abile attrice, incartate da un postmoderno sacco per la spazzatura, vive l'incubo di Auschwitz.
Perché vedere questo spettacolo? Per farsi trascinare dalle musiche slovene e dalle marcette partigiane, per farsi coinvolgere dalla disinvoltura della giovane attrice che sembra esser nata sul palcoscenico, perchè- colpiscono nel segno le parole della giuria per il premio Scenario Ustica 2009 - E' bello vivere liberi restituisce il sapore di una resistenza vissuta al di fuori di ogni celebrazione o irrigidimento retorico. Perché, anche per noi ormai lontani da quell'epoca in cui tutto sembrava possibile, resistenza diventi sinonimo di libertà.
Maria Claudia Trovato
Con Marta Cuscunà
Costruzione degli oggetti: di scena Belinda De Vito
Luci e Audio: Marco Rogante
Vincitore del premio Scenario di Ustica 2009
Teatro Itc San Lazzaro di Savena (Bologna)
Cinque burattini e un pupazzo, un progetto di teatro civile per un attore. Ecco come si presenta il lavoro di Marta Cuscunà “E’bello vivere liberi”, vincitore del premio Scenario Ustica 2009, in scena all’Itc San Lazzaro il 5 e il 6 febbraio. La giovanissima ideatrice e interprete friulana, con già all'attivo numerosi lavori e collaborazioni anche all'estero- la più importante quella con Joan Baixas, direttore del Teatro de la Claca di Barcellona- ci presenta un mix di codici e modalità teatrali. La vicenda, ispirata alla biografia di Ondina Peteani, giovane donna in prima linea nella lotta antifascista, deportata poi ad Auschwitz, diventa lo spunto per raccontare un pezzo di quel periodo di storia italiana, studiato superficialmente nei manuali di storia e incipriato di retorica, che è la Resistenza. Inevitabile, dunque, la scelta del teatro di narrazione, testimonianza e ricordo, originale e fortunata l'idea di introdurre burattini e pupazzi nel discorso teatrale. Il muro con impresso il volto di Mussolini, sullo sfondo dall'inizio dello spettacolo, diventa un teatrino per burattini partigiani dal fazzoletto rosso e mostri fascisti in camicia nera. Il vagone sulla destra si apre e diventa gabbia di metallo per un pupazzo dagli occhi sgranati, Ondina stessa, che, guidata dalle mani dell'abile attrice, incartate da un postmoderno sacco per la spazzatura, vive l'incubo di Auschwitz.
Perché vedere questo spettacolo? Per farsi trascinare dalle musiche slovene e dalle marcette partigiane, per farsi coinvolgere dalla disinvoltura della giovane attrice che sembra esser nata sul palcoscenico, perchè- colpiscono nel segno le parole della giuria per il premio Scenario Ustica 2009 - E' bello vivere liberi restituisce il sapore di una resistenza vissuta al di fuori di ogni celebrazione o irrigidimento retorico. Perché, anche per noi ormai lontani da quell'epoca in cui tutto sembrava possibile, resistenza diventi sinonimo di libertà.
Maria Claudia Trovato
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