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Scene dalla Soffitta presenta la terza edizione del laboratorio di scrittura critica incentrato sugli spettacoli della stagione 2010 del Centro di promozione teatrale La Soffitta e anche su altri appuntamenti.
Questo blog, realizzato da studenti della Laurea Magistrale in Discipline dello Spettacolo dal vivo dell'Università di Bologna con l'aiuto e la supervisione di Massimo Marino,
contiene recensioni, approfondimenti, cronache teatrali e tanto altro...

Vuole essere una finestra sul mondo del teatro: perciò chiede a voi lettori di partecipare con commenti,
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SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Maria Pina Sestili

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SCRIVONO: Elena Cirioni, Marta Franzoso, Lilian Keniger, Elina Nanna, Ilaria Palermo, Maria Pina Sestili, Giulia Taddeo, Laura Tarroni, Futura Tittafferante, Maria Claudia Trovato.

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martedì 2 marzo 2010

E' uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare!



ASPETTANDO PULCINELLA

Pantalone e Pulcinella, ovvero l’affare della pollastrella e della monnezza
Ideazione e testi di Eleonora Fuser e Vanda Monaco Westerstahl
Regia Ruggero Cara
Con Eleonora Fuser e Vanda Monaco Westerstahl

Un palcoscenico-ring sul quale si sfida una coppia a dir poco insolita: Pantalone e Pulcinella, due maschere che non comparivano mai insieme nemmeno nella Commedia dell’arte.
Ma qual è il motivo di un simile match nord-sud? Un traffico illegale di ecoballe, almeno all’inizio: Pantalone ha assoldato Pulcinella per questo lavoro sporco, ma, quando il sipario si apre, il napoletano ha già concluso qualche truffa ai danni del suo padrone, visto che le tanto attese ecoballe sono misteriosamente sparite. Pulcinella, però, tenta anche il raddoppio: sfruttando una delusione amorosa del già beffato Pantalone, gli propone servirsi della donna che lo fa soffrire (la ‘pollastrella’ del titolo) per un nuovo business, il traffico di organi. Tematiche da cronaca nera, certo, quelle affrontate in questo spettacolo, le quali mostrano, secondo le intenzioni del regista, il lato oscuro della Commedia dell’arte: basti pensare a quando Pulcinella illustra il processo di vivisezione della ragazza, un momento di comicità macabra che sembra una sorta di Testamento di Carnevale in chiave contemporanea. Chi è il vincitore dello scontro? Difficile dirlo: forse la simpatia del regista è rivolta bonariamente nei confronti di Pulcinella, soprattutto quando fa dire a Pantalone che il napoletano ha, come tutti quelli del sud, ‘una marcia in più’. Che poi tale marcia in più consista nell’arte della truffa Pantalone non lo sa, ma il pubblico se ne avvede bene e amaramente sogghigna di fronte a questa battuta apparentemente innocua.
Eppure, più che di uno scontro Pantalone-Pulcinella, questo spettacolo (in realtà uno studio di circa 30 minuti) è l’occasione di un confronto tra due attrici che non potrebbero essere più diverse: Eleonora Fuser e Vanda Monaco, le quali offrono un saggio del loro modo di rielaborare l’utilizzo della maschera. Gestualità e uso della voce vicine alla tradizione nel Pantalone della Fuser: la messa in forma di un corpo extraquotidiano che si muove per contrasti e, soprattutto, la capacità di porsi totalmente al servizio della maschera creano un gioco affascinante che vede questa donna perdere tutta la sua femminilità per diventare completamente Pantalone, non solo nel fisico ma anche nella voce. Una modificazione della vocalità del tutto assente nella performance della Monaco, la quale non vuole trasformarsi nella sua maschera, non le va incontro, ma se ne serve per comunicare un contenuto in maniera fortemente caratterizzata. Tale libero utilizzo della maschera emerge anche dalla gestualità meno codificata, col corpo piegato in avanti e l’appoggio leggero dei piedi sul pavimento, quasi fosse, esile e scattante, un ragazzino discolo alla Gianburrasca. Ma è anche inquietante e criminale questo Pulcinella, quasi nascondesse un lato oscuro come la maschera che indossa: lo si capisce, a esempio, nelle controscene, quando la Monaco assiste all’azione della sua compagna (la quale, quando non parla in prima persona, è invece sempre vigile) con un atteggiamento sospeso, incredulo, come se fosse un personaggio beckettiano.
L’impressione complessiva è quella di una commedia a due in cui il rovesciamento dello schema comico tradizionale è particolarmente vistoso: esso non ruota attorno all’unione di una coppia di innamorati, ma al compimento di un criminoso business, che vena la comicità di amarezza e angoscia, bloccando a metà la risata.
Giulia Taddeo

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