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Scene dalla Soffitta presenta la terza edizione del laboratorio di scrittura critica incentrato sugli spettacoli della stagione 2010 del Centro di promozione teatrale La Soffitta e anche su altri appuntamenti.
Questo blog, realizzato da studenti della Laurea Magistrale in Discipline dello Spettacolo dal vivo dell'Università di Bologna con l'aiuto e la supervisione di Massimo Marino,
contiene recensioni, approfondimenti, cronache teatrali e tanto altro...

Vuole essere una finestra sul mondo del teatro: perciò chiede a voi lettori di partecipare con commenti,
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Buona lettura!

DIRETTORE Massimo Marino

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Maria Pina Sestili

WEB Elena Cirioni

SCRIVONO: Elena Cirioni, Marta Franzoso, Lilian Keniger, Elina Nanna, Ilaria Palermo, Maria Pina Sestili, Giulia Taddeo, Laura Tarroni, Futura Tittafferante, Maria Claudia Trovato.

ATTENZIONE! Questo blog è realizzato dal laboratorio in completa autonomia dal Dms dell'Università di Bologna.

lunedì 1 marzo 2010

Polemica

QUASI UN CORSIVO...

Mentre cenavo insieme al mio computer e alla stagione della Soffitta ecco che spunta da sotto il portatile un catalogo con su questo titolo: “Hobby&Legno, per l’interno e l’esterno di casa tua.” In quel momento ho finalmente avvertito cos’era che non mi faceva dormire serenamente. Non avevo modo di estinguere il problema alla radice, però forse, partendo dal presupposto che la mia casa è il Teatro, avrei almeno potuto scoprire dove si trovava la causa di quella scomoda sensazione.
Ed eccomi che ci provo.
In realtà, è tutto molto più semplice, e se ci sto girando intorno è solo perché la causa dello stallo del mio entusiasmo, anche lei, usa “girarci intorno”.
Ma arrivo al dunque: mi sta passando davanti tutta l’aspettativa che serbavo da parte come ogni anno in attesa delle proposte del dipartimento, tutto il fascino esercitato dagli affascinanti pezzetti di quel puzzle teatrale che speravo di riuscire a comporre sempre con più maestria, e tutto quello che invece avevo nel piatto in quel medesimo momento, ovvero: Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, i Kinkaleri, le generazioni del nuovo del Progetto Interscenario, la drammaturgia di quel genio di Arrabal, il Breviario contemporaneo sull’uso della maschera, l’intera proposta del cinema “teatrale”, o meglio produzione filmica, di Pippo Delbono, il progetto “Visioni Madri Migranti”, antologia video che documenta il lavoro di sperimentazione teatrale condotto nell’arco di un decennio dalla Compagnia Terzo Mondo Teatro in Italia con persone di provenienza extracomunitaria, ed una serie di incontri, seminari e dialoghi con riferimento ad alcuni tra le più intuitive menti del secolo appena passato e del nostro.
Queste le proposte della stagione del Dipartimento di Musica e Spettacolo, meglio definito come Centro di Promozione Teatrale la Soffitta. Programma altisonante certo, ma causa di una certa insoddisfazione latente. C’è da aggiungere una premessa, in riferimento alla sua definizione: non stiamo parlando solamente di un Teatro, con riferimento al teatro dell’antica Grecia e ai suoi edifici teatrali, costruiti per lo più proprio in legno e progettati per tutto il pubblico della polis, ma di un centro catalizzatore di attenzione, nell’ambito dello spettacolo dal vivo, fornito anche di un teatro. Inoltre il programma cui mi riferisco è quello della sezione Teatro, la Soffitta propone ben altre tre sezioni, cinema, danza e musica, ognuna con un suo distinto e dettagliato programma. Tuttavia…
A oggi, davanti all’ampio (e proprio perché vasto implicante una scrematura) spettro di possibilità che mi presenta il ventaglio della programmazione bolognese, solamente di rado, molto di rado, preferirei uno degli appuntamenti della Soffitta ad altre proposte. Rinuncereste a tutta una serie di altri spettacoli che vivono sulle scene per un piatto che non risulti perlomeno altrettanto allettante?
Ed ecco, da più vicino, il legno, il fattore scatenante: la prassi teatrale. Sarò più chiara: il teatro, il Teatro Vivente. Duo tautologico? Probabilmente si, ma se può tornar utile per chiarire la questione ben venga il suo utilizzo. Fare teatro per mostrare vita, vita altra, per confrontarsi con un idioma il più delle volte sconosciuto e per questo affascinante, per poter mantecare un insieme di componenti diverse che amalgamate possono creare un’opera d’arte, per lasciarsi condurre da un’ organico insieme di folgorazioni. Insomma per tantissimi motivi, ma tutti afferenti all’artigianalità, alla pratica, al lavoro manuale, a una concrezione di atti, immagini e colori che attraversano senza dover concedere un perché, che vanno vissute nel vivo del loro estrinsecarsi, sotto i riflettori, sul palco, dietro le quinte, nel loro farsi e nel loro darsi, in termini di necessità poetica, di racconto di visione. Considerando il carattere transitorio dell’evento spettacolare come una risorsa e non come un limite.
Ed è proprio grazie alla rassegna di un punto di riferimento come la Soffitta che dovrebbe esserci la possibilità di beneficiare di tutto ciò agevolmente. Invece l’ impressione è che sia data la possibilità di fruire principalmente di momenti speculativi o documentativi piuttosto che umani, “carnali”, che riguardino il corpo umano e la materia, con riferimento a quella sfera sensoriale che così spesso lasciamo in secondo piano. Mi sembra per l’appunto che ci si giri intorno, al teatro.
Ci vorrebbero più spettacoli insomma, Teatro, Teatro, e ancora Teatro. Teatro e laboratori, per capire le pratiche e le dinamiche della scena.
Citando proprio una scrittrice e drammaturga come Elfriede Jelinek, “Al teatro io vorrei strappare la vita"!
Ma sicuramente esagero, poiché la stagione della Soffitta non è rivolta solo agli avidi del manufatto teatro come noi teatro fili dal cuore tenero. C’è anche chi spesso, vuole sentirselo raccontare o spiegare analiticamente prima di tutto il teatro.
Tornando al punto però, un’altra questione rimane irrisolta: a parte i Marcido, nessuna delle proposte esposte risulta effettivamente nuova nell’ambiente bolognese. Ed anche in questo caso il programma è interessante certo, ma per le nuove leve e non per chi è già abbastanza rodato da anni di platee. L’eterogeneità del pubblico non andrebbe persa di vista. In più, anche se con altre proposte, le compagnie che vengono proposte da un punto di riferimento come il nostro dipartimento sono spesso le stesse che già fanno parte dell’offerta di molti altri teatri del territorio bolognese, i Marcido incontreranno il pubblico anche presso il teatro San Martino, e così è già stato anche per i Kinkaleri. E poi, non siamo già stati più volte testimoni in questi anni della poliedricità e di quella trasversalità di segni che in ambito contemporaneo sta progressivamente mettendo in crisi la fruizione della rappresentazione tipica dei Kinkaleri? E del gusto dissacratorio e antiborghese di Arrabal? E di un’infinità di proiezioni documentali?
Così per concludere mi riallaccio alla mia ridicola folgorazione partita da quel suddetto “Hobby&Legno, per l’interno e l’esterno di casa tua”. Questa stagione, contro qualsiasi slogan pubblicitario, rischia di non tornar utile né per l’esterno né per l’interno delle case, e di non potersi vantare di essere fatta di materiali grezzi ma poetici e significanti come il legno.
Futura Tittaferrante

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