mercoledì 21 aprile 2010
Oltre il muro di carta
INTERSCENARIO
Kish Kush
Regia di Laura Marchigiani
Con Alessandro Nosotti Daniel Gol
Teatrodistinto
All’inizio sembra di assistere a due spettacoli differenti: il palco, sul quale vengono accolti i piccoli spettatori, è diviso in due da una diagonale, un telo bianco a segnare lo spazio dell’alterità. Da un lato un omino vestito di bianco - Daniele Gol - gioca con una sottile e impalpabile sabbia, dall’altro lato uno spilungone tutto gambe - Alessandro Nosotti - anche lui in bianco, si trastulla con delle arance. Sul telo si contorce rispettivamente l’ ombra dispettosa dell’altro personaggio: ognuno dei due protagonisti è incuriosito dal profilo che si muove accanto a lui, l’ansia di conoscere ciò che non si vede bene diventa presto desiderio di scoperta. L’apparente atmosfera di surrealtà donataci dal bianco e dai primi minuti di silenzio è interrotta dallo squarciarsi del muro di carta: ecco prendere inizio la storia di un incontro.
E’ un incontro come tanti, come i migliaia e milioni di incontri tra bambini, uomini, donne, che oggi come ieri, si spostano dal proprio paese e incontrano chi è diverso da loro. E’ un incontro come tanti, come le migliaia e milioni di incontri di chi, al sicuro nel proprio paese, nella propria casa, tra le proprie cose, con la propria stabilità, viene a contatto con chi arriva da lontano ed è diverso.
I due protagonisti si guardano sospettosi, si annusano, si odorano. Si parlano e non si capiscono. Uno parla italiano, l’altro ebraico. Ognuno cerca di definire il proprio spazio, di difendere la propria casa, cerca di farsi capire usando pennello e colori. Ed ecco venir fuori sull’enorme spazio bianco ai loro piedi un grande Kish-Kush. Uno scarabocchio, in lingua ebraica. Un pasticcio di linee, di case stilizzate, di equivoci tra il mio e il tuo, tra il questo e quello, un miscuglio di lingue e di sapori, di arance e di semi di zucca. Un miscuglio che alla fine, superate le paure, le perplessità, può diventare un miscuglio meraviglioso. Vivevo solo in uno spazio tutto mio e poi è venuto fuori un pasticcio, uno scarabocchio - ma basta una maschera dipinta per scimmiottarsi a vicenda e un lungo nastro bianco, memoria di un muro che adesso non è più invalicabile, per tendersi la mano a vicenda e gridare shalom.Dopo Un paese di stelle e sorrisi della compagnia Mosika, torna nella programmazione di Interscenario:le generazioni del nuovo, il temo del diverso, dello straniero. Qui il tema è trattato con estrema essenzialità, con un intreccio narrativo molto semplice, e raggiunge con efficacia, grazie al gioco sulle azioni quotidiane, sugli oggetti e sul corpo dei due performer, anche un pubblico di bambini molto piccoli.
Maria Claudia Trovato
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