CHI SIAMO

Scene dalla Soffitta presenta la terza edizione del laboratorio di scrittura critica incentrato sugli spettacoli della stagione 2010 del Centro di promozione teatrale La Soffitta e anche su altri appuntamenti.
Questo blog, realizzato da studenti della Laurea Magistrale in Discipline dello Spettacolo dal vivo dell'Università di Bologna con l'aiuto e la supervisione di Massimo Marino,
contiene recensioni, approfondimenti, cronache teatrali e tanto altro...

Vuole essere una finestra sul mondo del teatro: perciò chiede a voi lettori di partecipare con commenti,
recensioni, reazioni.

Buona lettura!

DIRETTORE Massimo Marino

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Maria Pina Sestili

WEB Elena Cirioni

SCRIVONO: Elena Cirioni, Marta Franzoso, Lilian Keniger, Elina Nanna, Ilaria Palermo, Maria Pina Sestili, Giulia Taddeo, Laura Tarroni, Futura Tittafferante, Maria Claudia Trovato.

ATTENZIONE! Questo blog è realizzato dal laboratorio in completa autonomia dal Dms dell'Università di Bologna.

giovedì 22 aprile 2010

La terza vita di Leo






Conversazione con Laura Mariani

Intervistiamo Laura Mariani sul libro di Claudio Meldolesi “La terza vita di Leo. Gli ultimi vent’anni del teatro di Leo de Berardinis a Bologna”, (Tivillus, Corazzano 2010) del quale è coautrice insieme a Angela Malfitano.


Ripercorriamo le fasi di creazione del libro…

Questo libro nasce da due convegni che sono stati organizzati al DAMS di Bologna l’uno nel maggio del 2007, l’altro nel maggio del 2008. Due convegni molto particolari perché riunivano moltissimi attori, artisti e studiosi che avevano lavorato o collaborato con Leo de Berardinis o lo avevano conosciuto da vicino. Claudio Meldolesi, che li ha ideati e organizzati, ha avuto al suo fianco Angela Malfitano, un’attrice che ha avuto un’esperienza lavorativa con Leo (e che si è laureata con Claudio), e in parte anche me. Dico in parte perché ufficialmente lavoravo ancora all’università di Cassino. Sono subentrata compiutamente nella fase di costruzione del volume, che è stata molto faticosa, come si capisce dal titolo stesso, dato che ci sono moltissimi testimoni e un’apparato iconografico in parte inedito, e dal fatto che il libro non voleva essere semplicemente una raccolta di testimonianze.
E’ un libro corale, vi si possono ascoltare tante voci che parlano di Leo e della sua arte, ma è anche un libro fortemente d’autore perché c’è l’impronta evidentissima di Claudio Meldolesi.

Che genere di rapporto legava Claudio Meldolesi e Leo?


Claudio, e anch’io, abbiamo avuto un’amicizia con Leo profonda, ma Claudio ha poi avuto con lui un rapporto di collaborazione molto più determinante e Leo ha sentito Claudio molto vicino a sé. In numerose occasioni si sono confrontati e hanno collaborato: se Claudio invitava Leo ai seminari qui all’università, Leo invitava Claudio a seguire il suo lavoro con gli attori,durante le prove e non solo. E Claudio si attivò perché venisse concessa a Leo la laurea honoris causa.

Poi c’è stata la malattia di Leo…

C’era questo rapporto molto stretto e quando Leo ha subito l’operazione chirurgica che l’ha ridotto in stato di coma, Claudio si è fatto un punto d’onore di ricordare in tutte le situazioni pubbliche in cui interveniva la condizione di Leo. Il destino tragico di questo artista e uomo straordinario in qualche modo sembrava rievocare la fine tragica, una sorta di maledizione, di tanti comici del ‘700 e dell’800. Claudio provava per Leo affetto, stima, ma, soprattutto, riconosceva quanto gli aveva dato come artista e come intellettuale. Per lui, nonostante la differenza d’età fosse minima, Leo era un maestro a tutto tondo: non solo perché Claudio stesso avrebbe voluto fare l’attore (cosa che non ha fatto ma che ha segnato profondamente il suo modo di scrivere di teatro), ma anche perché Leo era un “uomo-teatro”, cioè un artista e intellettuale con una forte vocazione pedagogica, attivo scenicamente a tutti i livelli.

La frequentazione con Leo è stata dunque determinante…

Dopo il libro di Gianni Manzella, che, essendo nato da un rapporto molto stretto con Leo de Berardinis, offriva una forte presenza di Leo stesso, Claudio non pensava di scrivere su di lui, nonostante avesse fatto più volte interventi in convegni dedicati a Leo come artista, al suo unire alto e basso, tragico e comico, tendendo all’unificazione dei teatri. Anche per Claudio, infatti, era importante che si parlasse di teatro buono o teatro cattivo, ed erano secondarie le differenze fra tradizione, ricerca, terzo teatro, avanguardia... Leo era un artista a tutto campo, innovatore, sperimentatore, ma interessato anche alla tradizione e per questo tendente all’unificazione dei teatri.

I convegni del 2007 e 2008 miravano già alla stesura di un libro allora…


Questi due convegni nascono proprio con il titolo “Per un libro su Leo a Bologna” (il libro di Manzella, del resto, è del 1993). Claudio riteneva molto importante scrivere di quest’ultima fase dell’esperienza artistica di Leo. A differenza di molti critici e storici del teatro, che pensavano che il Leo grande fosse solo quello della prima fase, riteneva che il Leo bolognese fosse pure estremamente interessante: per il suo impegno pedagogico, perché si era avvicinato in modo nuovo anche alla grande drammaturgia, per il suo aspetto di maestro che lottava per un teatro senza settarismi, per la sua ricerca della forma ...

L’idea dell’unificazione dei teatri forse costituisce un ponte fra la stagione bolognese di Leo e le sue prime esperienze artistiche…


Certo. Diciamo anche che questo libro viene da lontano, da questo rapporto di Claudio e Leo molto stretto, per cui si chiamavano scherzosamente maestro l’un l’altro, ma, rispetto ai convegni e agli eventi che si sono succeduti tra il 2008 e il 2009, esce anche con una certa tempestività.

A Bologna, quindi, Leo ha svolto una grande attività pedagogica…

Leo ha creato una compagnia di giovani artisti costituita da persone originali: da un lato vicine al suo modo di vedere il teatro e, dall’altro, anche capaci di fare resistenza, tanto che, a partire da questo rapporto con lui, hanno sviluppato dei percorsi autonomi: parlo innanzitutto dei suoi attori storici – Elena Bucci, Francesca Mazza, Gino Paccagnella e Marco Sgrosso –, ma penso anche a tanti altri che poi lo hanno via via affiancato. E molti sono gli artisti che, più o meno direttamente, si dichiarano debitori di Leo in questo libro: Toni Servillo, Mario Martone, Marco Martinelli… Si vede inoltre che Leo, sia per l’attività pedagogica che per quella politica, ha creato a Bologna molti momenti organizzati in cui si sono sviluppate relazioni significative. Pensiamo a quando invitò al San Leonardo Sanjukta Panigrahi, una danzatrice indiana che lavorava con Barba. Per Leo il teatro veniva al primo posto, ma anche le relazioni umane. Ci furono forti momenti di confronto, anche di carattere politico, sulla condizione del teatro e dell’attore oggi.

Perche Leo è un protagonista “imprevisto” del teatro contemporaneo?

Io posso dare la mia spiegazione perché, come dicevo, questo è un libro fortemente d’autore: Claudio non solo ha pensato i due convegni ma ha scritto le introduzioni alle varie parti del libro, creando un filo rosso che attraversa tutto il testo. La definizione di imprevisto si lega al fatto che Meldolesi, per spiegare la grandezza di Leo, ricorre anche ad “alte parentele artistiche” con Artaud e la Duse, cosa che pone oggettivamente Leo su un altro livello. Non ci saremmo aspettati di parlare di Leo insieme a quei Maestri. Imprevisto, dunque, perché protagonista a un livello che non prevedevamo.
Giulia Taddeo

Nessun commento:

Posta un commento