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Scene dalla Soffitta presenta la terza edizione del laboratorio di scrittura critica incentrato sugli spettacoli della stagione 2010 del Centro di promozione teatrale La Soffitta e anche su altri appuntamenti.
Questo blog, realizzato da studenti della Laurea Magistrale in Discipline dello Spettacolo dal vivo dell'Università di Bologna con l'aiuto e la supervisione di Massimo Marino,
contiene recensioni, approfondimenti, cronache teatrali e tanto altro...

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mercoledì 14 aprile 2010

Quel Don Giovanni di Platonov





Platonov
di Anton Cechov
versione italiana di Nanni Garella e Nina Tchechovskaja
regia Nanni Garella
con Alessandro Haber, Susanna Marcomeni, Nanni Garella, Franco Sangermano



Russia, il regime sovietico è caduto da poco. Il sipario si apre su un bar dove un uomo e una donna giocano annoiati a scacchi davanti a una bottiglia di vodka. Di fianco un vecchio militare dorme sulla sedia a rotelle, mentre un altro signore legge distrattamente il giornale.
“Platonov”, all’Arena del Sole di Bologna dal 16 al 21 febbraio, è un testo giovanile di Cechov. Rimasto inedito e senza titolo fino alla morte dell’autore, è stato pubblicato postumo nel 1923. Fu per primo Strehler a metterlo integralmente in scena in Italia nel 1957. Sicuramente non un capolavoro, ma Nanni Garella ha saputo portarlo, nella forma e nella struttura scenica, all’altezza di altre opere più mature dell’autore tagliando parti e personaggi dal testo originale.
Differente è l’ambientazione: la provincia russa di fine 900 stava attraversando, con la caduta del regime sovietico, gli stessi rivolgimenti che avevano caratterizzato la Russia di fine 800 con il passaggio dal regime zarista a una prima forma di industrializzazione.
Garella ci mostra questa realtà attraverso i personaggi, le loro storie, i dialoghi, gli stati d’animo e i pensieri. Troviamo famiglie che hanno subito un repentino ribaltamento dei ruoli sociali, persone potentissime ridotte alla mercé di uomini che hanno raggiunto improvvisamente la ricchezza spesso illegalmente. La storia della generalessa Anna Petrovna (Susanna Marcomeni) è emblematica. Anna infatti si trova privata della sua “dacia” e indebitata con un disonesto imprenditore, Petrij (Marco Cavicchioli), arricchitosi in pochi anni comprando bettole e vendendo cambiali.
All’inizio della storia prevale la noia: i personaggi accettano inerti il passare del tempo senza provare nessuna emozione. La situazione sembra cambiare quando torna in paese Michail Vasilovic detto Platonov (Alessandro Haber). La prima impressione che dà di sé è di uomo sposato, ben vestito, spiritoso, ironico, sicuro di sé e ben voluto da tutti.
Ben presto scopriamo la sua vera natura: Platonov in realtà non è che un Don Giovanni (qui notiamo molte attinenze con il personaggio di Molière), ma di serie B, alcolizzato e dedito al vizio. Sempre pronto a innamorarsi e a conquistare il corpo di una donna, ma incapace poi di mantenere una relazione stabile. Un uomo brillante che avrebbe potuto realizzare grandi cose, ma che invece si accontenta del suo lavoro di maestro di scuola elementare, senza amici e senza ambizioni.
Platonov con grande lucidità evidenzia negli altri personaggi questo degrado sociale: essi sono soprattutto degli alcolisti sfaccendati, come Platonov stesso, il medico Nikolaj (Nanni Garella), il colonnello Porfirij (Claudio Saponi) e il generale Ivan Ivanovic (Franco Sangermano).
Una società dove un criminale come Osip (Gianluca Balducci) può permettersi di essere ancora in libertà perché la gente non ha il fegato di andare a denunciare le sue malefatte, e dove uno strozzino come Petrij viene considerato un uomo d’onore.
Platonov sarà il primo a farne le spese: verrà infatti ammazzato da Sof’ja (Silvia Giulia Mendola), giovane fidanzata di Sergej (Rosario Lisma), che aveva avuto in passato una storia d’amore con Platonov senza riuscire a dimenticarlo. Sof’ja gli sparerà quando lui si rifiuterà di partire con lei.
Ne risulta un quadro sconfortante fatto di relazioni fittizie dove i sentimenti e i sogni non trovano spazio. In compenso trionfano l’ipocrisia, il cinismo, la falsità, la brama di potere. Merito di Garella è di aver messo in evidenza vizi e contraddizioni di una società che a noi spettatori sembrano tristemente attuali.
Una nota speciale per l’interpretazione di Alessandro Haber che si conferma attore versatile di grande esperienza, più cinematografica che teatrale, dalla forte presenza scenica, capace di incarnare visceralmente il suo personaggio.
Un altro successo cechoviano quindi per Garella e Haber, dopo lo messa in scena di “Zio Vania” del 2004, con meritati applausi finali del pubblico.
Giulia Mento

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