lunedì 1 marzo 2010
Pornobboy, Babilonia Teatri
INTERSCENARIO: LE GENERAZIONI DEL NUOVO
Pornobboy - Babilonia Teatri
Di Enrico Castellani, Valeria Raimondi
Con Ilaria delle Donne
Vincitore del Premio Scenario 2007
Esilarante, impudico e irriverente,“Pornobboy” di Babilonia Teatri, in scena all’ITC San Lazzaro, il 22 e il 23 gennaio per il ciclo Interscenario, le generazioni del nuovo. Tre mitragliatrici caricate a parole (Valeria Raimondi, Enrico Castellani e Ilaria Dalle Donne, già vincitori del premio Scenario 2007 con “Made in Italy”), su un palcoscenico che mostra il dietro della macchina teatrale e il suo groviglio di attrezzi e fili elettrici, inanellano senza tregua, in un unisono che stordisce e ipnotizza lo spettatore, una cantilena di fatti, eventi, retroscena dell’attualità italiana e non solo. L’assordante rap quasi metallico spazia da Meredith, al delitto Cogne, da Eluana al gossip politico, fino alla critica dell’iperabusata giornata del malato, dell’immigrato, della tolleranza di quelli contro cui farei volentieri mattanza... Al popolo di internet ricorderà quella serie di canzoni sugli stereotipi delle città italiane, che con sottofondo di musica da discoteca, gridano di volta in volta Bologna, Roma, Catania, Napoli is burning. Dopo un’ironica dedica alla stampa italiana, che straborda di gadget, inserti di filatelia, dispense di lingue e trousse di rossetti, una critica spietata al voyeurismo quotidiano, al bombardamento mediatico, al desiderio di tutti di parlare di tutto, magari comodamente seduti nei salotti della seconda serata, di conoscere la mappa dei tatuaggi, il rebus dei succhiotti dell’ultima vittima di stupro, di ascoltare dal vivo la voce dei terroristi e di vedere sullo schermo come un italiano muore. I tre indossano un po’ della banalità di cui parlano, tre t-shirt informali e commerciali, da souvenir shop metropolitano. Alle loro spalle, durante la sfiancante sequenza di parole, quattordici locandine del loro spettacolo, da loro stessi attaccate ad una parete metallica all’accendersi delle luci. I linguaggi si mescolano, si fanno forti e pungenti: alle storie di ordinaria follia quotidiana di un’Italia di inizio millennio, si alternano, provocatorie, parole da gergo metropolitano e ottave di Ariosto,miste a proverbi popolari e inserti rap di Jovanotti. D’un tratto i tre si interrompono. Il pubblico prende fiato insieme agli attori, che rimangono impassibili e imperturbabili, sulle note di una ninna nanna. Da un tubo collocato in alto, passato praticamente inosservato durante i quaranta intensissimi minuti della rappresentazione, esplode una cascata di schiuma ad inondare il palcoscenico: gli attori e con loro l’Italia dei benpensanti e dei curiosi affogano in quel mare di parole superflue e desideri morbosi.
Maria Claudia Trovato
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